“Dovrei portarmela a scuola”, pensavo visitando You Whom I Could Not Save, esposizione di lavori del grande William Kentridge con un’installazione site specific, realizzata apposta per gli spazi del Monte dei pegni di Santa Rosalia a palazzo Branciforte, una delle strutture architettoniche più affascinanti di Palermo. (https://www.palazzobranciforte.it/)

Palazzo Branciforte – Monte di Santa Rosalia-msu-1882 – Image: Matthias Süßen (matthias-suessen.de) Licence: license CC BY-SA via Wikimedia Commons

I magazzini dell’ottocentesco Monte dei pegni, da diversi anni diventati visitabili, sono enormi strutture in legno, alte più di dieci metri, in cui venivano depositati gli averi più poveri, lasciati in cambio di pochi soldi: materassi, lenzuola, biancheria personale. Spesso questi poveri beni familiari venivano portati al Monte allo scopo di racimolare i soldi per potere emigrare, e dunque sapendo che non sarebbero stati riscattati mai più.

Se fossero delle opere grafiche gli spazi del Monte sarebbero molto simili alle Carceri di Piranesi. Ma credo che a Kentridge queste enormi strutture lignee abbiano fatto venire in mente piuttosto la pancia di una grande nave.

Quella che ha ideato per il Monte è stata un’installazione prima di tutto sonora, lasciando intatte e vuote le scaffalature, con solo dei grandi altoparlanti che diffondevano una bellissima creazione musicale di Nhlanhla Mahlangu, composta per sette voci femminili che cantavano nelle lingue nguni dell’Africa meridionale. In una sala laterale più raccolta intanto era stato collocata una video-installazione ispirata a storie di viaggi e fughe via mare, ibridazioni e meticciamenti.

Negli altri spazi del piano nobile del palazzo come le sale espositive e la biblioteca, riprogettati da Gae Aulenti , sono stati esposti diversi lavori inediti di Kentridge, realizzati per questo evento di Palermo su vecchi fogli contabili o anche semplici libri.

Lavori realizzati su antiche carte geografiche e vecchie opere video di Kentridge , veri e propri film d’animazione fatti disegnando sulle pagine dei libri, si potevano invece vedere nella grande sala espositiva del piano terra, la Cavallerizza, dove è ospitata la collezione archeologica della Fondazione Sicilia. Tra queste opere video: “De como não fui Ministro d’Estado” (https://www.youtube.com/watch?v=nxGrazdl9WY).

Kentridge a scuola

Mi volevo portare Kentridge a scuola, dicevo. Non solo accompagnare le classi in cui insegno a visitare la mostra e l’installazione ma portare a scuola qualcosa di quell’esperienza. Era la fine di ottobre e si avvicinava la settimana di Libriamoci, ormai un appuntamento fisso per molte scuole. Una settimana interamente dedicata ai libri e alla lettura. Cercavo qualche buona idea da proporre quest’anno a studenti e studentesse e ho pensato proprio a William Kentridge: saremmo andati a visitare la mostra e poi ce la saremmo portata a scuola.

Avremmo letto pagine di alcuni libri di avventure e viaggi per nave, partenze, fughe e naufragi. Altri vecchi libri, raccattati da qualche parte, li avremmo scarabocchiati, tagliati, fatti a pezzi e ricomposti. Avremmo recuperato vecchie carte geografiche ormai dismesse e ci avremmo disegnato sopra, proprio come avevamo visto fare a William Kentridge. Con il prof di musica la classe avrebbe anche realizzato una sonorizzazione ispirata all’installazione. Avremmo recuperato storie di emigranti siciliani in America. Avremmo utilizzato le letture come ispirazione per le opere creative che gli studenti avrebbero realizzato su libri e carte geografiche e ci sarebbe stato spazio anche per tirar dentro un film come Io capitano di Matteo Garrone, che in quei giorni le classi della scuola avevano visto al cinema.

Quella che segue è una galleria dei lavori realizzati in quei giorni, che abbiamo poi esposto durante l’open day della scuola come in una vera e propria galleria d’arte contemporanea.

[Altri appunti sulla scuola li trovi qui: https://www.mariovalentini.net/category/c-e-vita-tra-i-banchi/]