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Il disco: Miles Davis, Tutu, Warner Bros 1986

Il libro: Arrigo Polillo, Jazz, nuova edizione aggiornata a cura di Franco Fayez, Mondadori, 1997

Le immagini: fotografie di Irving Penn per l’LP Tutu

Nel suo Jazz, grande classico uscito nel 1975 e poi, in edizione accresciuta, nel 1982, Arrigo Polillo riserva alla musica degli anni ’70 di Miles Davis, quelli della cosiddetta svolta elettrica, qualcosa di più che una netta stroncatura.

Emette giudizi quasi sprezzanti, come in questo passaggio: “dopo il 1970 il trombettista ha seguito inesorabilmente la logica del mercato a cui ha deciso di adeguarsi”. E poi: “si è allontanato sempre più dal jazz per fare del rock grossolanamente effettistico, monotono e informe, che gli ha attirato giudizi molto duri da parte della stragrande maggioranza dei critici, dei musicisti e dei cultori del jazz”. E ancora: “ha continuato a produrre musica quasi sempre più scadente, riducendo al minimo le proprie prestazioni di strumentista ormai arrochito e insignificante”. E per finire: “riesce difficile accettare il suicidio artistico di Miles Davis e rinunciare del tutto alla speranza di una sua resurrezione”.

Quando, nel 1997, Franco Fayenz ha curato un’ulteriore riedizione di Jazz, ha anche scritto un aggiornamento di quasi cento pagine nel quale si è trovato a contraddire con il tatto dovuto i netti giudizi negativi di Polillo sul Miles Davis del periodo successivo a Bitches Brew, ultimo album al quale il critico riconosceva una qualche dignità. E forse è a completare il risarcimento che per la copertina dell’edizione del 1997 è stata scelta una bellissima foto di Miles Davis scattata da Aaron Rapoport proprio nel 1970.

Fayenz scrive: “In verità, dal 1982 fino a due mesi prima della morte (Santa Monica, California, 28 settembre 1991) i suoi concerti e i suoi dischi furono un crescendo di episodi affascinanti e indimenticabili, di grande musica e di alcuni capolavori”. E continua: “E poi c’era il suono di quella tromba, diventato ormai siderale, cosmico, capace di suscitare emozioni indelebili con una sola nota e di valorizzare le pause in un modo mai udito prima”.

Tutu, un LP del 1986, è uno dei primi dischi di musica jazz che ho comprato. Dovevo avere 17-18 anni. Si tratta del primo album pubblicato da Miles Davis per la Warner Bros. Al di là del valore musicale, ha una copertina che è un capolavoro. Riproduce alcune meravigliose foto scattate a Miles Davis dal grande fotografo americano Irving Penn, su incarico della Warner Bros, proprio per l’uscita dell’album. Gli scatti vennero fatti nello studio di Irving Penn, a New York, il 1 luglio 1986.

Irving Penn ha raccontato quella giornata di lavoro molti anni dopo, nel 2004, in un’intervista a Vogue, che si può leggere per intero qui:
https://www.vogue.com/article/vd-remembering-irving-penn-the-stranger-behind-the-camera

Miles Davis era arrivato nel suo studio accompagnato da un parrucchiere, con il suo solito atteggiamento scostante. “Quando entrò provai a parargli, ma mi ignorò del tutto”, racconta Irving Penn. Dopo avere sistemato la sua acconciatura Miles Davis si mise davanti alla macchina fotografica. “Scommetto che vuoi che mi tolga la maglietta”, disse. “Sì”. “E scommetto che vuoi che mi tolga anche tutte queste catene d’oro”. “Sì”.

Lo sessione di lavoro durò circa un’ora. Alla fine Irving Penn lo ringraziò. Miles Davis non disse niente, gli si avvicinò e gli diede un bacio sulla bocca. Irving Penn rimase lì senza sapere che dire. Poi si strinsero la mano e Miles Davis se ne andò.

Irving Penn non aveva mai ascoltato niente di Miles Davis. Solo dopo quegli scatti cominciò a seguire la sua musica. Ma racconta nell’intervista che non ebbe più modo di incontrarlo per dirgli che la trovava, in qualche modo, affine alla migliore arte visiva ed estremamente interessante e profonda.

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