Sono nato a Messina, dove ho imparato a leggere e a scrivere. Ho vissuto a Bologna, dove ho iniziato a scrivere racconti. Ora vivo a Palermo, dove leggo e scrivo dei libri e insegno a leggere e a scrivere.
Per la rubrica Le tre domande del libraio, cronache di un libraio indipendente, è uscita lunedì 7 aprile su SATISFICTION l’intervista su “Quattro giovani malviventi in fuga” che mi ha fatto Antonello Saiz.
Antonello Saiz è, con Alice Pisu, il proprietario della libreria Diari di bordo – Libri per viaggiare, che si trova in Borgo Santa Brigida a Parma.
Sono stato ospite dei Diari di bordo sabato 5 Aprile, come “Libraio per un giorno”.
La sera prima, venerdì 4 Aprile, abbiamo fatto una lunga discussione con Antonello Saiz, in diretta su Facebook, sulla piattaforma di Scrittori a domicilio. Si può vedere qui:
Qualche mese fa mi era stata recapitata un’email da parte di una sconosciuta sedicente studentessa svizzera che sosteneva di chiamarsi Alessia Blum. Sosteneva anche di abitare a Lugano e di essere in procinto di laurerarsi presso la Facoltà di comunicazione, cultura e società dell’Università della Svizzera italiana con una tesi sul tema della fragilità della figura di Gesù nella letteratura italiana dagli anni settanta a oggi. Sosteneva anche che in questa tesi avrebbe analizzato il mio libro Vangeli Nuovissimi insieme ad altri due libri che riprendono i vangeli: Il quinto evangelio di Mario Pomilio e La notte del lupo di Sebastiano Vassalli.
La faccenda mi puzzava. Mi puzzava di scherzo, truffa o raggiro. Ero certo che dietro quella Alessia Blum ci fosse qualche buontempone di internet, un hacker o magari qualche conoscente maligno che voleva truffarmi o prendersi gioco di me. Ne ero certo per due motivi. Primo: per il cognome, che era evidentemente stato inventato storpiando il famoso personaggio dell’Ulisse di Joyce. Secondo: perché tra tutti gli scrittori che erano stati, come dire, invitati a partecipare alla tesi l’unico vivo ero io. Ero evidentemente stato individuato, tra tanti autori viventi di libri, come l’unico gonzo che poteva cadere in uno scherzo o truffa, mettendolo in mezzo a della gente morta da tempo.
Io, che nelle trappole e nelle truffe di internet non ci casco mai e che ad esempio alle email che ti dicono che hai ricevuto un’eredità in Uganda non rispondo perché so bene che si tratta di una truffa in cui vogliono spillarti dei soldi, sto sempre sul chi va là per non cascare nelle trappole di internet. Dunque l’ho capito subito che si trattava di uno scherzo o di una truffa. E così ho fatto solo finta di rispondere all’email, per vedere come andava a finire.
Questo hacker che si nascondeva dietro il finto nome di Alessia Blum, inventato ispirandosi all’Ulisse di Joyce, era un hacker bravissimo. Mi ha fatto un’intervista impostata molto bene, con delle domande proprio ben poste, si vedeva che aveva perfino letto attentamente il mio libro, Vangeli Nuovissimi. E io ho risposto alle sue domande, solo per vedere come andava a finire la cosa, sapendo benissimo che si trattava dello scherzo di un hacker. Era un hacker con un’ottima cultura personale, perché poi ha portato avanti lo scherzo talmente bene che davvero ha fatto finta di scrivere la tesi. Ma una tesi fatta proprio benissimo, molto interessante. A un certo punto me l’ha anche spedita via posta, facendo finta di essersi laureata, e ci ha messo una bellissima dedica, proprio come se fosse veramente una vera studentessa che ti sta ringraziando per avere collaborato alla sua tesi di laurea.
Ora metto le foto della finta tesi qui sotto, ditemi voi se non c’era da cascarci a uno scherzo del genere, fatto benissimo, di una che fa finta di fare la tesi su un tuo libro. Ma io sono un dritto e non ci sono cascato, non ci ho creduto. Non sono un gonzo io, a me non la si fa tanto facilmente, anche se la tesi devo dire che era fatta davvero bene.
Poi, com’è, come non è, lo scherzo è continuato fino a ieri. L’hacker ha fatto finta di essere anche una giornalista che scrive su un giornale del Canton Ticino, Il Corriere del Ticino si chiamerebbe. E mi ha spedito la foto di una finta pagina di giornale in cui ci sarebbe l’articolo completo con l’intervista a me. Proprio imitato precisamente, sembra vero il giornale. Ditemi se al posto mio non ci sarebbe cascato chiunque a questo scherzo. Roba da non crederci, proprio!
Qui sotto l’introduzione all’intervista doppia (con Nino Vetri) realizzata da Giovanna Di Marco e Ivana Margarese sui nostri libri: Vangeli nuovissimi (Quodlibet) e Marcitero (il Palindromo).
Intervista doppia agli autori: Mario Valentini e Nino Vetri
a cura di Giovanna Di Marco e Ivana Margarese
Morel, voci dall’isola propone una nuova formula di intervista, una forma di dialogo con e tra gli autori: l’intervista doppia. Gli autori, potendo rispondere alle stesse domande o ponendosi domande tra di loro, possono parlare dell’opera dell’altro in un confronto che sia soprattutto incontro. Il mettere insieme una pluralità di voci e il dare spazio alle domande sono motivi centrali nel nostro stile di comunicazione, anche per contrapporci a una assenza di domande che sembra segnare la nostra contemporaneità portandosi dietro una certa pigrizia o rassegnazione per un mondo ereditato così com’è, con troppe risposte già pronte e disponibili. Inauguriamo questo nuovo appuntamento intervistando due autori molto diversi tra loro. Il discorso verterà soprattutto sulle loro ultime opere. Si tratta di Mario Valentini, autore de I Vangeli nuovissimi (Quodlibet, 2021) e Nino Vetri, autore di Marcitero (ilPalindromo, 2021). La prima opera immagina dei Vangeli apocrifi, dove le vicende di Gesù sono narrate in tono giocoso e spesso calate nella contemporaneità (si parla di sport e di supereroi) con un’ironia tagliente ma sempre simpatica, caustica nel puntellare alcune criticità millenarie, ma ancora persistenti del cristianesimo: “(Gesù) Mai una volta che consigliava la lettura di un libro o che fornisse una breve bibliografia su un argomento o che invitasse gli apostoli a fare qualche ricerca scritta”. E, del resto, seguendo la tradizione dei Vangeliapocrifi, Valentini è provocatorio, ricordandoci anche la cultura alternativa o popolare che li ha assorbiti, che si è nutrita di questi testi, spesso veicolati come Biblia pauperum per il volgo nelle chiese, perché sì, furono proprio i Vangeli apocrifi a generare una moltitudine di iconografie sacre, prima e dopo l’interdizione della Chiesa. Marcitero di Nino Vetri parla invece di un paese immaginario dove regna il brutto e il turpe, popolato da personaggi screanzati e bizzarri. Ma, come in ogni distopia, è evidente la fotografia di un luogo troppo simile a molti luoghi, in questo caso del Meridione d’Italia, dove la bruttezza regna incontrastata come simbolo di annichilimento e risposta amara alla retorica delle ‘magnifiche sorti e progressive’, troppo spesso ostentate per promuovere e lanciare i nostri territori:
“Monte Calvo, nella ricostruzione, era diventato un’isola. La grotta dei graffiti una caverna inabissata, meta di escursioni di sub. La piazza, un porticciolo turistico. Attorno a esso: bar, baretti, pensioni e bed and breakfast… La gente guardava attonita il modello. Ma dov’è casa mia? Non c’è più casa mia! Dove è finita la mia casa? Dicevano in tanti. Ve le ricostruiamo da un’altra parte! Diceva Brillantina. Quanti piani ha la tua casa? Tre? Te la rifacciamo di quattro… cinque piani![…]E verranno i turisti? Quei rompicoglioni?”.
Mario e Nino sono diversi, quasi appartenessero a elementi differenti, eppure emerge una fratellanza al di là della forma dei loro esiti: le ambientazioni distanti, ma in qualche modo vicine e una cifra ironica, che sprona a pensare e che è sempre un piacere accogliere.