sotto_lineature – leggo sottolineando e guardo attentamente le figure

sotto_lineature è anche una pagina instagram dedicata all’arte e ai libri. La puoi trovare qui: https://www.instagram.com/sotto_lineature/

Negli anni della Repubblica di Weimar George Grosz ha collezionato un discreto numero di processi. Sul banco degli imputati era quasi sempre in compagnia di Wieland Herzfelde, editore della casa editrice Malik-Verlag che pubblicava i suoi lavori.

Wieland Herzfelde era il fratello di John Heartfield, artista celebre per i suoi fotomontaggi, che con Grosz fu tra i principali esponenti del movimento dadaista berlinese. I tre nei primi anni venti militarono nel partito comunista tedesco e diedero vita a un gran numero di riviste, ognuna delle quali durava appena qualche numero per poi venire presto sequestrata e messa al bando dalle autorità. Molte delle copertine di quelle riviste erano illustrazioni di Grosz. Dallo spiccato piglio antimilitarista, le illustrazioni denunciavano la feroce repressione anticomunista e la violenza di un blocco di potere che, nonostante la sconfitta del primo conflitto, aveva ancora una gran voglia di guerra. Denunciavano la convergenza di interessi tra generali, grande industria, governo socialdemocratico e Chiesa.

Grosz subisce il primo processo nel 1920, per le nove litografie della cartella Gott mitt uns. L’accusa è quella di oltraggio alle forze armate.

Il secondo processo gli viene intentato per oscenità nel 1923, dopo la pubblicazione con la Malik-Verlag delle ottantaquattro litografie, con sedici riproduzioni a colori, dell’Ecce Homo.

Il terzo processo risale al 1928. L’accusa è quella di balsfemia. La cartella incriminata si intitolava Hintengrund.

Le tavole confluite nella cartella della Malik-Verlag facevano parte dei lavori realizzati da Grosz per le scene dello spettacolo Il buon soldato Schwejk, messo in scena a Berlino da Erwin Piscator nel gennaio 1928 e tratto dal capolavoro di Hašek.

Il dibattimento, tra condanne e ricorsi, durò circa tre anni e ebbe vasta eco. Inizialmente era incentrato su tre tavole. Ma presto si concentrò solo su una di queste, la numero 10, raffigurante un Cristo con la maschera antigas. La tavola riporduceva in calce la scritta: «Sta’ zitto e continua a servire!».

Il processo si chiuse il 5 dicembre 1931, quando la Corte suprema del Reich ordinò il sequestro e la distruzione della piastra per la riproducibilità, appunto, della tavola n.10. Pare che nel frattempo Herzfelde, in attesa che la sentenza definitiva venisse pronunciata, avesse aperto le casse sigillate contenenti le piastre e avesse fatto fare numerose riproduzioni delle tavole sottoposte a processo.

Alla fine dunque sul banco degli imputati era rimasto solo il Cristo con la maschera antigas. L’intero dibattimento si era incentrato sulla frase scritta ai piedi della croce. A chi andava attribuita? La pronuncia Cristo o viene detta contro di lui? La faccenda, asserivano le parti in causa nel corso del processo, cambia del tutto, al fine di definire il contenuto blasfemo o meno della tavola. Questo Cristo è strumento dei generali e manda in guerra la popolazione esortandola al sacrificio della propria vita o subisce la guerra diventando anche lui vittima sacrificale di poteri più grandi, che lo annientano come un qualsiasi soldato mandato al fronte?

Per le notizie riportate in questo breve pezzo si rimanda ai seguenti lavori:

Le altre sotto_lineature le puoi leggere qui: https://www.mariovalentini.net/category/sotto_lineature/